La tecnica, quello che penso
Salve, oggi vorrei fare delle riflessioni sulla tecnica. Spesso si sente in giro che la tecnica, in qualsiasi campo essa sia relativa, deve essere acquisita per prima, per poter poi “liberarsene”. Ma quanto è vera questa affermazione?.
Parto col dire che questa affermazione è verissima. Imparare ad usare tutti gli strumenti che abbiamo, nel migliore dei modi, prendendo confidenza con essi, è fondamentale. Non solo questo si rispecchia poi nelle nostre opere sotto forma di “fiducia in se stessi”, ma ci da la possibilità di attingere da un bacino di strumenti che ci permette di dare alle nostre idee e sensazioni, una traduzione nella realtà più vicina possibile all’intenzione con la quale si sta eseguendo l’opera.
Il problema però che ho riscontrato moltissimo in giro, tra i novizi come ai veterani che ci bazzicano da molto nel mondo della pittura, è l’eccessivo studio della tecnica e la poca esperienza nella pratica. Mi spiego meglio.
La tecnica pittorica è una cosa affascinante ma nasconde l’insidia di essere infinita, in continua evoluzione e sopratutto con illimitate potenzialità espressive. Cadere nel vortice del “voglio imparare ogni minima cosa esiste sull’argomento” è veramente facile, anche io a mio tempo sono caduto in questa trappola. Il problema di questa ossessione è che non c’è mai un vero e proprio punto in cui ci si sente soddisfatti di quel che si sa, ma bensì si continua a provare questo e quello senza mai rimanere attaccati ad un filone da seguire, cadendo nella trappola del sapere più di quanto si è in grado di mettere in pratica o peggio, di rimanere paralizzati e non sapere cosa fare più. Conoscere la composizione chimica di ogni pigmento, le differenze di tutte le imprimiture ecc ecc… è utile ma deve andare di pari passo con la pratica.
Un altro problema è la conservazione. Vedo spesso novizi e non, preoccuparsi troppo della conservazione della loro creazione, fare teorie su che tipo di telaio usare, se di alluminio o se di legno, se di plastica o se di chi sa che cosa, che tela usare, se sintetica se metà e metà o se di lino ecc… . Se il dipinto ha una qualche valenza artistica, ci sarà qualcuno in futuro che provvederà ad averne cura.
Credo che perdersi in formalismi tecnici sopratutto all’inizio è solo una ingenua espressione della mancanza di un vero e proprio discorso che si vuole portare avanti, di una filosofia personale. Ci si appiglia alla scienza perché è l’unica certezza che c’è nel campo artistico, evitando l’incertezza dell’espressione e del cammino dentro se stessi che è fondamentale fare per produrre qualcosa di valido.
Quadri bellissimi possono essere il risultato della tecnica più sopraffina come la peggiore delle tante. Questa è una cosa da tenere sempre a mente. I principi pittorici per dipingere bene sono sempre gli stessi, sia che si sta dipingendo con una scopa sia se si sta dipingendo con un pennello di martora in velature sottili. L’unica cosa su cui vale la pena spendere il tempo, è il quadro stesso. E’ la perseveranza che rende un quadro bello, il sogno lucido che cerchiamo di non far sfumare e di esprimere sulla tela, al costo di infinite ore di lavoro. Per soddisfare i principi su cui si basa una bella rappresentazione pittorica si può usare qualsiasi cosa.
Concludo col dire che secondo me bisogna iniziare a dipingere con qualsiasi approccio venga più naturale e senza preoccuparsi del futuro del quadro, dell’assorbenza, del fondo ecc… imparate prima a dipingere e a disegnare e piano piano introducete tecnicismi soltanto se questi vi aiutano a raggiungere il risultato che voi avete in mente. Non fate mai nulla solo perché si è sempre fatto cosi o perché lo fa un’altra persona. Ogni cosa va fatta perché c’è una precisa necessità perché quella cosa debba essere fatta, altrimenti non staremmo imparando niente. Non pensate che leggere soltanto vi insegni a dipingere o che quante più cose imparate, meglio saprete dipingere.